Il campionato di serie A per la stagione 2012/13 del Torino
si può archiviare. Che campionato è stato? Diciamo di assestamento ma vorremmo dire anche di prospettiva se sul
futuro della gestione cairota non aleggiassero nubi portatrici di brutto tempo
con possibilità di schiarite legate tutte alle intenzioni del presidente
mandrogno. Siamo alla svolta e questa volta non ci possono essere
fraintendimenti o dubbi: le strade sono solo due, non esiste una terza
direzione. La prima è la solita e cioè nessun investimento oneroso, bussare
alle porte delle altre società e mendicare qualche prestito per tamponare,
temporaneamente, le perdite, qualche partecipazione con diritto di riscatto per
giocatori di cui la società d’origine intende disfarsi e senza nessun diritto
per quelli importanti di cui si cerca il rilancio o la maturazione. In poche
parole vivacchiare di anno in anno in un alternarsi di categoria cui siamo
abituati in questi ultimi venticinque anni. La seconda, in salita, porta ad un
cambio di velocità indispensabile per ottenere risultati in termini di
prestigio e dignità sportiva, numero di abbonati (finalmente allettati da una campagna
acquisti interessante), credibilità nell’ambiente calcistico a livello di lega
(di conseguenza anche arbitrale) e media (quindi visibilità maggiore perciò più
introiti da sponsor interessati).
La squadra
Una delle cose
positive di questa stagione è stata la costituzione di un’ossatura-squadra
importante che passa attraverso Darmian-
D’Ambrosio-Glik-Ogbonna-Gazzi-Cerci-Santana. Costruire una squadra da mezza
classifica inserendo tre o quattro giocatori di LIVELLO su questo telaio,
parrebbe essere la soluzione migliore se non fosse che i menzionati giocatori
hanno tutti un futuro incerto se non impossibile con la maglia granata. Vorrei
spendere le ultimissime due parole sull’ex capitano che anche ieri sera ha dato
la prova, se mai ce ne fosse bisogno, di essere un autentico galantuomo.
Bianchi, è risaputo, non è Cavani, ma mi piacerebbe vedere il fenomeno
uruguagio inserito in uno schema rigido come quello del Toro dove non esistono
folletti come Pandev o dispensartori di
assists come HamsiK, vale a dire un intero gioco offensivo finalizzato a
sfruttare le doti dell’attaccante super. Bianchi ha limiti tecnici notevoli ma
con Colantuono è stato capace di realizzare in un campionato ventisette reti e
gli undici gol di quest’anno potevano benissimo essere, se utilizzato in
maniera più compatibile con le sue capacità, quindici o sedici. A Ventura non
piace o, per non innescare motivi di polemica, non corrisponde al suo concetto
di punta adatta al modulo adottato. Sono d’accordo con lui se vuole continuare
con questa disposizione tattica, ma spero che non insista con proporre un Barreto come
attaccante principe a meno che il brasiliano non riacquisti d’incanto la
condizione fisico-atletica che quattro (?) anni fa gli permisero di sfruttare a
suon di gol la sua tecnica e rapidità.
I tifosi
Il capitale più consistente che si trova nelle casse della
società più amata dai torinesi (spero che sia sempre così anche quando la
squadra di Venaria avrà vinto il suo centesimo scudetto ma avrà perso la sua
ennesima battaglia per rimanere unica squadra della città), è costituito
dall’immensa passione che i tifosi del Toro profondono nella squadra da sempre.
Passione senza prezzo e in grado di superare qualsiasi sofferenza per un gol,
un gesto di amore per la maglia granata dimostrato da un giocatore che la
indossa o una vittoria anche se
striminzita. Cairo, Petrachi, Amministratori della città, attingete a piene
mani da questo serbatoio di genuine risorse ma rispettando la loro storia e
aiutando il loro futuro.
Fulvio
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