Avete fatto caso che ogni volta che si presenta l’occasione
di fare il famigerato salto di qualità il Toro
cade? Una specie di Montagne Russe. Un continuo saliscendi che prima
infiamma e poi deprime i suoi tifosi con
un‘altalena di emozioni che mette a dura prova la pazienza di chi da lustri,
decenni, oserei dire secoli, non aspetta altro di festeggiare un periodo felice
del proprio amato Toro senza temere di ripiombare nello sconforto subito dopo
aver assaporato il piacere di una vittoria sofferta ma liberatoria come quella
contro l’Atalanta. A proposito dei bergamaschi atalantini sembrerebbe un
beffardo scherzo della sorte, il ripetersi di situazioni identiche quando sul
nostro cammino si ripresentano i nerazzurri. All’andata ci ubriacammo di gol
(ricordate quell’incredibile 5a1
inflitto agli uomini di Colantuono a Bergamo?) e la stampa e gli opinionisti televisivi
ci colmarono di elogi e prospettarono un grande campionato per i granata. Anche
il nostro Mister pensò che fosse giunto il momento di cominciare a vedere di
alzare l’asticella e provare a pensare più in grande. Purtroppo la domenica
successiva ci toccò di rimettere i piedi a terra subendo una brutta battuta
d’arresto in casa con i rossoblu sardi. La storia si è ripetuta al ritorno con
tutti quanti pronti a sostenere che il momento di guardare più in là di una
salvezza certa fosse arrivato e già si parlava di parte sinistra della classifica
ecc..ecc… Lo stesso Ventura, uomo di calcio navigato ed esperto, di solito
prudente, avvertiva nell’aria quella voglia di migliorarsi che aveva preso un
po’ tutti. Il Toro però deve fare, come al solito del resto, i conti con
l’imponderabile che questa volta ha
assunto l’aspetto di un arbitro in linea con quelli che sistematicamente ci
danneggiano e con un insolito protagonista negativo: Angelo Ogbonna!! Chi
poteva immaginare un Ogbonna ancora così lontano dal giocatore abile a chiudere
la strada verso la porta agli avversari, tanto da causare due calci di rigore e
subire un cartellino rosso storico. Gli arbitri ci forniscono sempre grandi
motivi per recriminare ma non devono essere alibi per noi. Le partite infatti
vanno chiuse e anche ieri, con il risultato a nostro favore, abbiamo buttato
via due o tre facili contropiedi per eccesso di sufficienza. Ventura insegni ai
nostri attaccanti di non compiacersi troppo ed essere più cinici quando è ora
di mettere un’ipoteca definitiva sull’esito della partita. Insegni anche che
ormai in area gli attaccanti, quando vedono svanire la possibilità di segnare
facile, allora cercano un qualsiasi contatto per cadere platealmente ed indurre
all’errore il direttore di gara. Il difensore moderno deve sapere come affrontare
queste situazioni poco sportive e i nostri forse non sono ancora preparati come
testimoniano i dieci rigori assegnati contro di cui almeno sei sospetti
(eufemismo).
Fulvio