Il match di ieri ci ha dato la possibilità di osservare la
prestazione dei granata di Ventura alle prese con un impegno arduo come quello
rappresentato dalla attuale Sampdoria, aprendo il dibattito sulle prospettive
granata in questo campionato. Naturalmente è troppo presto per fare proclami o
stendere dei processi, ma possiamo tranquillamente provare ad analizzare queste
prime quattro partite cercando di essere il più possibile obbiettivi . Partiamo
dai risultati dicendo subito che a Siena, contro una
squadra lontana parente di quella vista ieri contro i rossoneri di Allegri (tra
l’altro bene Rosina, anche se non possiede più il cambio di accelerazione che abbiamo ammirato qui a Torino) avremmo
dovuto tirar fuori una maggiore
personalità e portare a casa tre punti. Con il Pescara punteggio pieno sacrosanto.
Veniamo alla partita con l’Inter all’Olimpico dove, evitando i discorsi che ruotano intorno alla sfortuna o
fortuna, abbiamo pagato scotto traditi
dal timore reverenziale e dalla mancanza di esperienza della maggior parte dei
giocatori impiegati molti dei quali debuttanti in serie A. Ha pesato molto in
questa partita il tasso tecnico superiore di gente come Milito e Cassano. A
Genova siamo stati Toro vero, specchio quasi perfetto della squadra che noi
attualmente siamo. Nel bene e cioè
organizzazione di gioco, spirito di squadra e determinazione dei singoli. Nel
male vale a dire mancanza di leader in mezzo al campo, scarsa propensione dei
nostri esterni bassi ad andare a sovrapporsi sulle fasce e assoluta assenza di
un giocatore là davanti in grado di dare imprevedibilità alle giocate.
Quest’ultimo rilievo è costante nell’analisi delle partite disputate dai
Ventura’s boys tant’è che nell’unica occasione in cui Cerci ha liberato la sua
fantasia e tecnica i risultati si son visti. Logicamente mi riferisco
all’azione che ci ha procurato il calcio di rigore. Quella vista a Marassi
dunque è la miglior partita fin qui disputata, quella cioè che meglio ci dà
l’esatta valutazione della dimensione entro la quale dobbiamo muoverci quest’anno: un ambito dentro il quale mettere
tutto l’agonismo, la grinta, l’organizzazione di gioco e la voglia di fare
squadra vista ieri. Ma ci sono anche dei rimpianti e degli errori legati alla
campagna acquisti condotta quest’estate e cercherò brevemente di chiarire il
mio pensiero ponendo come premessa che non si devono assolutamente trascurare
le difficoltà che Petrachi e il Presidente hanno dovuto affrontare per
allestire una rosa all’altezza. A questa
squadra, secondo me, manca un esterno basso di sinistra di qualità e non
possono essere, spero di sbagliarmi, né Caceres né Agostini. Masiello sta dando
il suo onesto contributo ma l’impressione che non possa svolgere più del
semplice compitino è ciò che traspare dalle sue prestazioni. Sarebbe stata una valida alternativa di un titolare
dinamico e intraprendente oltre che giovane, magari pescato all’estero. A
centrocampo manca il fosforo e il carisma di un vero leader. Davanti, come già
ho detto, avremmo dovuto pescare il talento in grado di far saltare gli schemi
difensivi degli avversari. Come vedete sono solo tre le pedine che non siamo
riusciti ad agganciare. D’accordo sono tre pezzi da novanta
ma, se ne fossero arrivati almeno
due quest’anno , (priorità per il terzino sinistro e il leader di centrocampo
puntando su Cerci per il “di più” là davanti) l’anno prossimo si sarebbe
completato il mosaico con la tessera mancante facendo così il definitivo salto
di qualità che tutti noi auspichiamo.
Fulvio
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