Purtroppo a Torino, sponda granata, il flusso degli stati d’animo
sia dei tifosi che della critica segue da sempre gli alti bassi delle fasi
lunari, in questo caso dei risultati. Ventura e i suoi ragazzi hanno dato vita
a prestazioni disgustose ( Genoa, Catania per non parlare del Derby o del
Milan) e allora giù con le sentenze definitive dei super critici e dei
pessimisti, oppure sono arrivati risultati positivi (Chievo, Siena) ed anche
convincenti (Pescara) ed allora già si parla di Europa. Continuiamo a ragionare
intorno alla proposta tecnica che Ventura ha portato al Torino senza farci
sconvolgere dai momenti positivi e senza nemmeno farci travolgere dai momenti
difficili che sono sempre in agguato. Abbiamo sempre detto che l’aver dato una
fisionomia di gioco ben collaudata e precisa, con movimenti, seppur ripetitivi
e prevedibili , comunque efficaci, rappresenta il grande merito del Mister . Su
questo suo modo di far calcio, sull’usato sicuro di cui si avvale, si sono
poste le basi per un ritorno in serie A, non trionfale ma comunque senza
affanni e si stanno materializzando le premesse per un anno di assestamento
nella massima divisione. Abbiamo anche detto, però e lo diremo ancora con la
stessa convinzione antecedente le ultime
quattro partite, quelle dei dieci punti serviti a allontanarci dalle zone
pericolose della classifica, che bisogna guardare al futuro con maggior
coraggio e maggiori investimenti per tornare ad essere una buona squadra di
classifica medio-alta. Servono sempre fluidificanti mancini all’altezza, due
centrocampisti di razza e la certezza di giocatori affidabili caratterialmente.
Le critiche servono a crescere se sono costruttive, le lodi sperticate e
irragionevoli (non dimentichiamoci che abbiamo sempre vinto con squadre dietro
di noi in classifica e mai contro chi ci stava davanti) sono propedeutiche alle
delusioni. Nel nostro campionato c’è di
bello che ogni domenica porta un esame e il prossimo a San Siro con l’Inter
capita a proposito. Disputare un'ottima partita nel tempio del calcio italiano
è senza dubbio un segnale importante ma non decisivo per aspirare a grandi
traguardi da quest’anno (questo va detto per gli ultra entusiasti dell’ultima
ora), ma tornare da Milano con zero punti in paniere non sarebbe una catastrofe
ma una dimostrazione che c’è ancora
tanto da fare per salire di un gradino
nella scala dei valori calcistici nazionali (e questo è detto per i
pessimisti).
Fulvio
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