sabato 6 aprile 2013

IL CALCIO MODERNO NON E' ROBA PER NOI.




Due granata sono entrati a far parte del giro della nazionale: fantastico! Potrebbe essere l’inizio di una nuova felice stagione per una squadra che tanto ha dato e poco o  niente ha ricevuto dalla buona sorte. Non è così, purtroppo. La buona sorte porterà fama, successo sottoforma di denaro e carriera solo ai due probabili futuri azzurri cioè Ogbonna, nato cresciuto e affermatosi con una maglia tanto amata dai suoi tifosi e altrettanto strapazzata da chi non la ama e Cerci, rigenerato calciatore di livello, dopo stagioni incolori se non addirittura disastrose, proprio dal Torino. I loro procuratori, infatti, sono già attivissimi per trovare società ricche, quindi con un appeal portato in dote da scudetti, Champions league, palcoscenici importanti, che possano dare ai loro assistiti e a se stessi vantaggi economici e popolarità e successo che il povero Toro non è in grado di assicurare loro. Come dar loro torto? Che cosa si può fare per veder cambiare una realtà che porterà a spaccare in due il mondo del calcio? Da una parte il campionato dei  super ricchi, vale a dire gli sceicchi arabi e i petrolieri e faccendieri (?!?) russi che si possono permettere di subentrare ai ricchi che non ce la fanno più a sostenere i costi di un mostro che loro hanno creato e, dall’altra parte, i campionati nazionali dei poveri che potranno sopravvivere facendo da allevatori di campioni destinati ad arricchire le rose di quegli squadroni. Così questi club non dovranno più sostenere le spese di gestione dei vivai in quanto attingeranno dai serbatoi di società inadeguate per traguardi prestigiosi. Non esisteranno più calciatori come Riva che rifiutò tutte le proposte allettanti di prestigiosi club per vincere uno scudetto storico nella città che lo aveva incoronato re, o come Bulgarelli che volle restare a Bologna tutta la vita per cogliere un unico scudetto da sogno con i colori rossoblu o come Giorgio Ferrini fortemente voluto dai club milanesi ma che scelse di rimanere in un Torino che non avrebbe mai vinto nulla finché non smise. Centinaia di casi simili potrei citare andando a spulciare fra i nomi degli almanacchi di un calcio scomparso che viveva di valori ormai desueti. Da quando i padroni delle televisioni hanno deciso di trasformare un fenomeno popolare e sportivo come il calcio in un business miliardario e invasivo è tramontata un’epoca romantica e passionale per far posto ad un succedersi di eventi assordanti e fagocitanti che trasudano denaro e imbrogli (scommesse truffaldine). Inserendo a poco a poco talenti come Claudio Sala, Ciccio Graziani, Luciano Castellini e alla fine Eraldo Pecci e Pat Sala in una squadra la cui ossatura era formata da prodotti del vivaio come Mozzini, Zaccarelli e Pulici si giunse ad uno scudetto inenarrabile: non succederà mai più su queste basi! L’unica possibilità può essere che un plurimiliardario, talmente scemo come noi da innamorarsi della storia di questa società senza fortuna, venga e acquisti quei sette o otto top players che servono per salire di livello. Forse sono un perdente romanticone ma non amerò mai un Toro  simile, tanto valeva diventare tifoso di chi  gioca nei pressi di Venaria.

Fulvio.    

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