lunedì 24 settembre 2012

Qualcosa manca ma non tanto.





Il match di ieri ci ha dato la possibilità di osservare la prestazione dei granata di Ventura alle prese con un impegno arduo come quello rappresentato dalla attuale Sampdoria, aprendo il dibattito sulle prospettive granata in questo campionato. Naturalmente è troppo presto per fare proclami o stendere dei processi, ma possiamo tranquillamente provare ad analizzare queste prime quattro partite cercando di essere il più possibile obbiettivi . Partiamo dai risultati dicendo subito che a Siena, contro una squadra lontana parente di quella vista ieri contro i rossoneri di Allegri (tra l’altro bene Rosina, anche se non possiede più il cambio di accelerazione  che abbiamo ammirato qui a Torino) avremmo dovuto tirar fuori  una maggiore personalità e portare a casa tre punti. Con il Pescara punteggio pieno sacrosanto. Veniamo alla partita con l’Inter all’Olimpico dove, evitando i discorsi  che ruotano intorno alla sfortuna o fortuna,  abbiamo pagato scotto traditi dal timore reverenziale e dalla mancanza di esperienza della maggior parte dei giocatori impiegati molti dei quali debuttanti in serie A. Ha pesato molto in questa partita il tasso tecnico superiore di gente come Milito e Cassano. A Genova siamo stati Toro vero, specchio quasi perfetto della squadra che noi attualmente siamo. Nel  bene e cioè organizzazione di gioco, spirito di squadra e determinazione dei singoli. Nel male vale a dire mancanza di leader in mezzo al campo, scarsa propensione dei nostri esterni bassi ad andare a sovrapporsi sulle fasce e assoluta assenza di un giocatore là davanti in grado di dare imprevedibilità alle giocate. Quest’ultimo rilievo è costante nell’analisi delle partite disputate dai Ventura’s boys tant’è che nell’unica occasione in cui Cerci ha liberato la sua fantasia e tecnica i risultati si son visti. Logicamente mi riferisco all’azione che ci ha procurato il calcio di rigore. Quella vista a Marassi dunque è la miglior partita fin qui disputata, quella cioè che meglio ci dà l’esatta valutazione della dimensione entro la quale dobbiamo muoverci  quest’anno: un ambito dentro il quale mettere tutto l’agonismo, la grinta, l’organizzazione di gioco e la voglia di fare squadra vista ieri. Ma ci sono anche dei rimpianti e degli errori legati alla campagna acquisti condotta quest’estate e cercherò brevemente di chiarire il mio pensiero ponendo come premessa che non si devono assolutamente trascurare le difficoltà che Petrachi e il Presidente hanno dovuto affrontare per allestire una  rosa all’altezza. A questa squadra, secondo me, manca un esterno basso di sinistra di qualità e non possono essere, spero di sbagliarmi, né Caceres né Agostini. Masiello sta dando il suo onesto contributo ma l’impressione che non possa svolgere più del semplice compitino è ciò che traspare dalle sue prestazioni. Sarebbe stata  una valida alternativa di un titolare dinamico e intraprendente oltre che giovane, magari pescato all’estero. A centrocampo manca il fosforo e il carisma di un vero leader. Davanti, come già ho detto, avremmo dovuto pescare il talento in grado di far saltare gli schemi difensivi degli avversari. Come vedete sono solo tre le pedine che non siamo riusciti ad agganciare. D’accordo sono tre pezzi  da novanta  ma,  se ne fossero arrivati almeno due quest’anno , (priorità per il terzino sinistro e il leader di centrocampo puntando su Cerci per il “di più” là davanti) l’anno prossimo si sarebbe completato il mosaico con la tessera mancante facendo così il definitivo salto di qualità che tutti noi auspichiamo.

Fulvio

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