martedì 30 ottobre 2012

Lettera aperta al mister Ventura!



 Caro Mister Ventura
abbiamo grande riconoscenza nei suoi confronti : ci ha dato un gioco ed una struttura in campo che si autoalimenta da sola e questo è un gran bene di cui le siamo grati. Ma non abbiamo ancora riacquistato quella dignità che vorremmo recuperare con i risultati che in ultima analisi costituiscono il capitale che stabilisce, agli occhi dei critici e dei tifosi, la qualità di una squadra e cioè se appartiene alla prima fascia, alla seconda o se è impelagata nel girone infernale di color che son sospesi "fra la A e la B". Lo si nota dai commenti degli addetti ai lavori che praticamente ci hanno presi in considerazione solamente dopo la cinquina rifilata ai Colantuono's boys. Lo dimostrano le telecronache dei vari commentatori tv e degli opinionisti che li affiancano sempre pronti ad osannare chiunque ci affronti e a criticare e sottolineare ogni nostro minimo errore. Il mio non è vittimismo, mi creda, ma è una constatazione di fatto di chi da  cinque e più  decenni ascolta i vari esperti di calcio mai pronti ad analizzare con imparzialità le prestazioni di una squadra che è parente povera anzi poverissima di quell'altra squadra della stessa città che domina da sempre, salvo brevi o forzate parentesi, il calcio italiano usando ogni mezzo per primeggiare (e qui mi fermo). Legendo il suo sermoncino o meglio la sua tiratina di orecchi dopo la disastrosa partita di ieri, con tutti gli alibi del caso, oggi mi sento di  farlei un appunto che spero serva a farle capire veramente cosa è il Toro per chi UMILMENTE lo ama. Ha citato, per avvalorare il suo pensiero, le critiche mosse dopo la sconfitta dell'anno scorso con il Gubbio, squadra di una cittadina che non credo abbia più di quindicimila abitanti, che però,nell'unica apparizione in serie cadetta, si è tolta la soddisfazione di  sconfiggere il blasonato e al confronto ricchissimo Toro. E, visto che si parla di ricordi vorrei citare anche altre sconfitte che ci hanno fatto fare  bagni di umiltà indicibili come quelle famose con il CasteldiSangro o la trasferta drammatica in quel di Licata. L'umiltà dei tifosi granata si è forgiata in queste centinaia di partite giocate vinte e spesso perse in giro per campi di calcio dove si è sempre praticato un calcio preminentemente dilettantistico o al massimo semiprofessionistico come a Cittadella, Portogruaro, Barletta, Albinoleffe, Crotone, Frosinone senza con questo voler deridere queste società coraggiose e rispettabilissime.L'anno scorso, con la promozione nella massima serie del Novara, siamo addirittura retrocessi al ruolo di terza squadra della nostra regione. Certo i tifosi del Chievo non vivono di ricordi perchè i loro sono legati a questi ultimi fantastici anni così come quelli del  Napoli perchè hanno un magnifico presente che li distrae dal passato glorioso anche se molto più recente del nostro.














 Noi, caro Giampiero, per coltivare nel nostro cuore e far crescere nei nostri figli questo sconfinato ed unico amore per queste undici maglie dal colore più vero, vivo e bello nel mondo del calcio, siamo costretti a tenere sempre viva la fiamma dei ricordi di un passato che sempre è stato travagliato ma qualche volta anche glorioso.  Su questo anche un doriano come te deve convenire: quello del Toro è sicuramente un passato glorioso. Ma quando nel settantasei Radice ci portò al successo, noi tutti, pur nel rispetto e nel ricordo affettuoso degli eroi di Superga, ci siamo innamorati del momento vissuto che cancellò in un solo colpo tutti i rimpianti del passato.  Se su cinque partite disputate in casa tre sono state le sconfitte ed una sola la vittoria  se il pubblico abbozza qualche perplessità e qualche critica, c'è da pensare che non  si tratti di malumore dettato dalla mancanza di umiltà che fa rima con la presunzione di chi si crede tifoso di uno squadrone. Non me ne abbia male stimatissimo Mister ma le sue parole mi sono suonate come una stonatura. Quasi come se un grande tenore avesse preso una stecca.
Con la solita stima

Fulvio

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