Ci sono persone destinate a
scrivere la storia pure per un tempo breve, ci sono persone simbolo e
vere proprie icone, ci sono persone che diventano un punto di
riferimento forse per un lato caratteriale diverso dal solito che può
rappresentare una novità, ci sono persone destinate a rimanere nel
cuore della gente a regalare emozioni perchè hanno una grande dote
quella del puro fuoriclasse, uno di questi
è LUIGI MERONI.
Luigi
Meroni rappresentato come l'eroe del dopo Superga e denominato la
farfalla granata è nato a Como il 24 febbraio del 1943 e si spense
il 15 ottobre del 1967, quest'ultima data ha rappresentato uno dei
tanti tragici momenti della storia del calcio e sopratutto di quello
granata oltre a Superga.
In campo è stato un vero e proprio
fuoriclasse, arrivò al Torino nel 1964, Nereo Rocco non potè
ignorarne il suo eccezionale talento, risultava veloce e
imprevedibile, un'ala esterna dotata di una tecnica sopraffina fuori
dal comune riusciva a mettere in condizione i compagni di squadra di
segnare, senza nessun tipo di egoismo, quando sentiva il piede caldo
riusciva a fare giocate personali da manuale del calcio.
Non ha
segnato molti gol per la verità, ma quelli che ha realizzato sono
stati tutti di pregevole fattura come quello all'Inter del 12 marzo
1967 e anche quello realizzato in Nazionale il 12 giugno 1966 contro
l'Argentina, quella partita la si giocò proprio a Torino.
Luigi
Meroni è stato uno dei primi calciatori a rappresentare l'immaginario
del calciatore copertina, quelli che finiscono con l'essere vittime
del gossip ma di lui se ne ricorda il ragazzo dal viso buono,la
sensibilità, l'altruismo e la generosità della persona vera.
e non di quei finti eroi del calcio di oggi, in lui c'era la
genuinità, l'intelligenza e il cuore di un vero e proprio atleta.
Ne
riscontriamo la differenza non per cadere nel paragone col calcio di
oggi, e perchè prima nel calcio c'era spirito di gruppo, un
coinvolgimento totale ed un forte attaccamento al lavoro ed una piena
disponibilità verso i compagni di squadra e verso l'allenatore e
tutte queste componenti proprio Meroni le aveva in sè.
Una delle
particolarità di questo ragazzo dal cuore buono è la sua fedele
gallina che imbracciava per le strade della città, se vogliamo anche
una cosa inusuale e a dirla tutta pure leggermente comica, però che
lo ha distinto come la persona fuori dagli schemi di tutti i giorni,
una persona che riusciva a catturare l'attenzione della gente.
Luigi
Meroni aveva una ragazza di nome Cristiana, conosciuta per caso,
detta la ragazza del luna park è stata la donna della sua
vita, una storia fuori dalle telecamere, una storia figlia di altri
tempi e conclusasi tragicamente.Per Meroni, Cristiana fu la musa
ispiratrice, la ragazza con cui vivi una vita fatta nell'intimità,
erano molto legati ma non si sono mai potuti sposare e lei è stata
il soggetto dei suoi quadri, giacchè Luigi aveva una particolare
inclinazione per la pittura.
Tornando al Meroni calciatore,
nell'ultimo periodo della sua breve carriera in cui realizzò tanti
gol, ci fu l'interesse della J*ntus che offrì 700 milioni per
strapparlo al Toro del presidente Orfeo Pianelli (cifrà da far
girare la testa a quei tempi) che accettò perchè la situazione
economica non era certo delle migliori, ma la piazza si ribellò con
minacce di tutti i tipi costringendo il presidente Pianelli a spedire
alla Juve un altro granata doc con lo stesso nome Luigi Simoni.
Ma
pure Meroni legato al Toro per sempre nessuno poteva mai pensare che
si sarebbe tutto potuto consumare in quella notte del 15 ottobre del
1967; dopo l'incontro vinto dal Torino contro la Sampdoria per
4-2, Meroni (convinto dall'amico-compagno di squadra Poletti) lasciò
il ritiro post-partita della squadra prima del termine e dirigendosi
verso il bar, che frequentava, attraversò in maniera avventata
Corso Re Umberto 46, percorse la prima metà della carreggiata,
fermandosi cercando un momento buono per passare nell'intenso
traffico, dalla sua destra arrivava rapidamente un 'auto Fiat 124
Coupè, Poletti fu preso di striscio, ma il povero Meroni fu colpito
in pieno alla gamba sinistra e sbalzato in aria dall'impatto, cadde
per terra dall'altra parte della carreggiata, per poi venire travolto
da una Lancia Appia.Meroni morì poche ore dopo all'Ospedale
Mauriziano dove venne portato da un passante di nome Giuseppe
Messina.
Il caso voleva che alla guida della Fiat 124 Coupè c'era
un dicianovenne neopatentato di buona famiglia figlio di un medico
gran tifoso del Toro e di Meroni e il destino lo porterà a diventare
il presidente del Torino nel 2000 e nel 2005 lo portò al fallimento, Attilio Romero.
20.000 persone parteciparono al funerale
del campione e la città ancora una volta era in lutto, la settimana
dopo si giocava il derby con la Juve ma la rabbia e la disperazione
di aver perso un Mito del calcio era così tanta che il Toro rifilò
quattro gol ai cugini juventini con tripletta di Combin che giocò
con la febbre e di Carelli che sostituì nel ruolo proprio Meroni.Un
derby giocato nel silenzio, un elicottero lanciò fiori per tutto il
campo di gioco, ed è stato uno dei derby che hanno scritto la storia
del calcio per una serie di avvenimenti catturati nel giro di una
settimana per la scomparsa del povero Gigi.
Purtroppo pure essendo
legato ai colori granata il presidente allora ragazzino Attilio
Romero non fu mai accettato e preso in simpatia dalla tifoseria
granata, tantè che nel 2000 ci furono aspre critiche dei tifosi che
attribuivano al presidente la responsabilità dell'accaduto.
Di
Meroni si parlava se ne parla e se parlerà ancora perchè a lui sono
dedicati dei libri, Luigi Meroni lo si racconta perchè si parla
delle sue gesta si parla del campione si parla dell'uomo e dello
sportivo quello vero e non costruito dai giornali e dai media, si
parla di quel calcio genuino apprezzato dalle famiglie.
Luigi
Meroni rimarrà per sempre nei cuori di quei granata che non
dimenticano, di quelli che si fermano a pensare e di quelli che
versano pure una lacrima perchè hanno vissuto le emozioni che solo
un campione come lui ha potuto lasciare.... perchè le hanno veramente
vissute e le porteranno sempre con loro per non essere
abbandonate mai.
DFB