domenica 15 aprile 2012

Calcio moderno, sistema antico...


La tragedia di Livorno, la morte di un giovane uomo di venticinque anni amplificata perchè manifestatasi in una diretta tv e sotto gli occhi di migliaia di spettatori presenti allo stadio, non può che aprire in ognuno di noi tutta una serie di interrogativi cui dare una risposta forse, nel sistema calcistico attuale, è impossibile. Morosini era un giovane atleta il cui nome era anche stato al centro di trattative per un eventuale passaggio al Torino, che godeva della stima di tutto l'ambiente sportivo perchè ragazzo meritevole sia in campo che nella vita di tutti i giorni e queste considerazioni rendono, se fosse possibile, ancora più amara la sua scomparsa in un pomeriggio che avrebbe dovuto essere come tanti altri dedicato allo sport, alla gioia e al divertimento. Ma quella del calciatore è anche una professione, un lavoro in tutti i sensi, quindi dovrebbe essere sottoposto a tutte le misure di sicurezza e prevenzione della salute come è previsto per tutti i lavoratori. La salute degli atleti di una società dovrebbe essere testata continuamente con controlli di routine ma accuratissimi sia dopo un evento sportivo competitivo per il quale è stato richiesto il massimo sforzo fisico, sia il giorno che precede l'evento stesso. I calciatori, nello stipulare i contratti con le società per le quali vengono tesserati, dovrebbero pretendere questi controlli specializzati con cadenza settimanale (non sono un medico quindi quanto affermo è indicativo) e questo diritto-dovere sarebbe sancito con una ritenuta da stabilirsi nella percentuale da prelevare sugli emolumenti e con quella  destinata allo scopo dalla società stessa. L'associazione calciatori dovrebbe svolgere il ruolo di garante. Le disgrazie che quotidianamente avvengono nel mondo del lavoro creando situazioni disperate nelle famiglie e negli ambienti lavorativi in cui si consumano, devono essere contrastate con i mezzi che abbiamo ma che per questioni economiche, per incuria e, diciamolo pure, per ignoranza vengono trascurate. Questo è ciò che mi è parso di dare come contributo ad una discussione che deve portare a risultati che non hanno più ragione di essere rimandati. Probabilmente la mia è una considerazione superficiale, ma sarebbe bello che aldilà degli attestati di cordoglio e delle manifestazioni di dolore ogni volta che un muratore muore cadendo da un'impalcatura, un operaio colpito da un macchinario di lavoro o dalle esalazioni nocive di una cisterna dentro la quale si era calato per effettuarne la pulizia, o un poliziotto mentre compie il suo servizio e come in questo straziante caso, un calciatore disputa una partita, partissero veramente misure per aumentare la sicurezza e garantire al massimo la salute sul lavoro. Esiste già tutta una legiferazione in materia, ma il problema spesso sta nel farla applicare. Oltretutto sempre si deve cercare di migliorare le leggi esistenti. Non voglio colpevolizzare nessuno ma ritengo che per un atleta il primo accertamento che va fatto alla vigilia di un match è sulla condizione di salute del sistema cardio-vascolare e la prima verifica dopo l'avvenimento sportivo, è quella sulla reazione e il recupero allo sforzo sostenuto.

Fulvio

2 commenti:

  1. sono d'accordo,kazzo nn è possibile ke nn ci siano xsone addette al primo soccorso allo stadio ke sappiano usare un defibrillatore,kon tutta la gente ke c'è a guardare la partita è sempre consigliabile avere del personale in grado di soccorrere al meglio sia un calciatore ke uno spettatore

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  2. da quando ho appreso la notizia di questa tragedia ho pensato e ripensato se fosse giusto scrivere qualcosa e cosa poter scrivere...oggi avevo iniziato una bozza di articolo che non so se pubblicherò...Grazie Fulvio per ciò che hai scritto, spero che questo tuo invito a riflettere sia ben recepito...

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