domenica 22 aprile 2012

L'inchiesta sul nuovo Delle Alpi (parte prima)

Luci ed ombre sul vecchio Delle Alpi

Credo che l'affermare che il vecchio stadio Delle Alpi sia stato uno dei peggiori stadi italiani sia sacrosanta verità : visuale improponibile, tribune distanti mezzo chilometro dal campo causa presenza di una pista atletica inutile ed inutilizzata. Insomma, "una cattedrale nel deserto" che non s'è mai perfettamente integrata con l'intorno del quartiere Le Vallette. 

 La prima fonte che vorrei riportarvi riguarda l'intervista a Lorenzo Matteoli, Assessore alla città di Torino dal 1986 al 1992 per lo Sport e il Turismo, nonchè responsabile della gestione amministrativa relativa alla realizzazione del Delle Alpi. Vi prego di leggere attentamente e di meditare su tali parole.

"Per il mondiale del ‘90 Torino fu scelta come una delle città ospite e si decise di costruire un nuovo stadio invece di adattare il Vecchio Comunale, adattamento che comunque venne bloccato dalla Soprintendenza ai Monumenti che vincolò il Vecchio Comunale come significativo emblema del Movimento Moderno (vincolo improvvisamente decaduto in occasione delle Olimpiadi…).
La Città,invece della gara d'appalto, decise di cercare un "Concessionario" che, in cambio della gestione trentennale del manufatto e dei 30 miliardi di lire della Legge Capria progettasse lo stadio senza altri oneri per la Città, integrando il capitale necessario.
Il Concessionario avrebbe anche dovuto progettare e realizzare il Parco intorno al Delle Alpi e i diversi impianti con lo stesso meccanismo della concessione per lo Stadio ( ma per queste opere non furono mai rilasciati i permessi ).
Si presentarono dodici potenziali Concessionari, fra i quali Recchi, Fiat Engineering, Borini e Prono, Impresa Borini, Consorzio UPSE e Società dell'Acqua Pia Antica Marcia.
La commissione consiliare incaricata di scegliere la proposta migliore, presieduta dal vice-Sindaco Aldo Ravaioli, che vedeva rappresentanti tutti i partiti della maggioranza e dell'opposizione ( per la prima e unica volta nella storia di Torino ), scelse il progetto e la proposta di gestione dell'Acqua Marcia.."

Per i lettori più attenti, vi sarete resi conto che tra i dodici potenziali acquirenti c'era anche la Fiat. Mi verrebbe da chiedere, arrivati a questo punto : perchè l'Acqua Marcia e non una azienda così importante ed economicamente fiorente come la Fiat? Matteoli, prontamente, coglie la palla al balzo.  

"..la Fiat Engineering venne esclusa per una grave e voluta lacuna nella sua proposta : non presentò il programma economico e finanziario per i 30 anni di gestione, un documento esplicitamente richiesto sia dal bando che dalla Legge che provava l'interesse del concessionario a ben condurre l'opera.
La Fiat motivava questa lacuna con l'impossibilità di conoscere i cespiti attivi ( biglietti, pubblicità, diritti TV.. ).
La realtà era che il sindaco Novelli aveva sempre rinnovato la concessione pubblicitaria al Vecchio Comunale senza concorso a favore di Publimondo, alla ridicola cifra di 300 milioni all'anno.
La concessione venne data quell'anno ( l'ultimo prima di passare al Delle Alpi ) a seguito di regolare concorso per 2700 milioni. In seguito Boniperti ammise che riceveva da Publimondo una cospicua tangente annuale sulla pubblicità, e lo stesso per il Torino Calcio. 
La Fiat dunque non poteva mettere nella sua proposta una cifra realistica per l'introito pubblicitario che avrebbe rivelato la sistematica tangente percepita per anni dalla Juventus.." 

Sorpresi? No, no penso amici miei. Come sorpreso non appare affatto Matteoli, che continua.

" Dopo la scelta dell'Acqua Marcia si scatenò una guerra senza quartiere, fomentata e sostenuta dal "Sistema Torino"* contro la concessionaria Romana. Tutte le delibere relative alla complessa vicenda ( ed erano centinaia ) venivano aggredite da un partito trasversale nel quale confluivano tutti i consiglieri che volevano acquisire merito con il Sistema Torino. Dall'approvazione del progetto esecutivo, dei progetti per il comprensorio, per lo spostamento del campo nomadi, per l'assetto viario intorno allo Stadio, a quello degli stati di avanzamento, fogne, impiantistica, normativa di sicurezza.."

Matteoli prosegue. Drizzate bene le antenne su ciò che avvenne immediatamente dopo.

" Il COL ( presieduto da Luca di Montezemolo ) arrivò a chiedere, senza motivo, la consegna dello stadio a Ottobre del 1989 quando era stata convenuta con la FIFA la consegna a Maggio del '90. I giornali torinesi ( La Stampa e la Repubblica foglio torinese ) non perdevano occasione per tacere le verità e promuovere insinuazioni che in breve fecero odiare ai torinesi sia lo Stadio che la Concessionaria.." 

Conclude Matteoli esprimendo un parere assai discordante tra i tifosi d'oggi, ovviamente ben disinformati e strumentalizzati da certe correnti di pensiero e di stampa.

" Tutti i torinesi sono ancora oggi convinti che lo Stadio delle Alpi sia stato luogo di corruzione, tangenti, costi enormi a carico della Città e inebiti arricchimenti. In realtà il Delle Alpi è stata forse l'unica grande opera realizzata in Italia in quegli anni torbidi senza tangenti, nei costi previsti e nei tempi di contratto. Pochissimi sanno della "concessione" e sanno che la Città ha pagato solo i 30 miliardi previsti dalla Legge Capria, tutte le maggiorazioni sono state a carico della Concessionaria. 
Il costo finale dello stadio venne stimato in sede di arbitrato in 126 miliardi di lire. La convenienza della Concessionaria era comunque garantita dagli introiti della pubblicità che si rivelarono molto più elevati di quanto non fosse stato previsto in sede di offerta.."


E la Concessionaria Acqua Marcia che fine fece? Conclude Matteoli :

"Dopo l'inizio dei lavori la Concessionaria Acqua Marcia venne ( curiosamente ) portata praticamente al fallimento dal boicottaggio del "Sistema Torino" e solo grazie ad un prestito cash di una banca giapponese ( 40 miliardi delle vecchie lire ) potè finire lo stadio. "

Immediatamente dopo la costruzione del Delle Alpi..i primi regali.

* per Sistema Torino, Mattioli la descrive quale una implicita e non identificabile associazione di interessi finaziarii, politici, bancari e di impresa, attiva da sempre in Torino e ancora oggi potentissima, che s'è applicata proficuamente ai lavori per le Olimpiadi Invernali del 2006 e ancora oggi lavora per la metropolitana torinese e per la linea superveloce Torino-Milano-Venezia

Lion

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