venerdì 4 gennaio 2013

Catania vs Torino: primo non prenderle!




La sfida al Cibali si riempe di grandi significati perché si tratta dell’ultima partita del girone di andata di questo nostro come sempre tribolato campionato in serie A dopo tre anni di inferno (il purgatorio per il Toro non esiste). Andare al giro di boa con una  buona scorta di speranze che non siano solo illusioni, per il Torino sarebbe  un’iniezione di fiducia e una tregua alle critiche che da sempre i tifosi riservano alla presidenza nei momenti-no della squadra. Guardiamo negli occhi la realtà e consideriamo che la storia del Torino nel bene, riscontrabile ormai in un passato remotissimo, come nel male, cioè quello che attraversiamo senza sosta da Amsterdam ad oggi, è stata condizionata da Presidenti  fenomenali, pochi, o disastrosi, la maggioranza. L’attuale Presidente, quell’Urbano Cairo, acclamato una sera d’estate affacciato ad un balcone di Piazza dell’erbe, al fianco dell’allora Sindaco Chiamparino, come il salvatore in grado di far risorgere dalle ceneri una società di calcio, il Torino ex AC diventato per miserevoli beghe cittadine (CREDETEMI FU COSI’) FC, o non ha capito niente di cosa è il TORO e di cosa sono in grado di fare i suoi tifosi o finge di non capirlo per evitare di esporsi economicamente in maniera non consona alla sua filosofia di imprenditore per caso. Sia chiaro che la mia non è una critica volta a dare tutte le colpe a colui che per un anno ha dato al popolo granata la speranza che tutto il brutto fosse alle spalle perché le disgrazie hanno sempre radici profonde che si formano negli anni e che portano i nomi di Borsano, la faina che si credeva più astuta delle volpi, Goveani, il presidente farsa, Calleri, detto Attila (dove  passa non cresce più l’erba), i Genovesi Vidulich & C., gente venuta a Torino convinta di fare affari facili e infine Ciminelli, messo lì dalla triade degli avvoltoi della squadra di Venaria  perché preparasse il funerale allo scomodo rivale più amato in città. Cairo rispetto costoro ha grossi meriti in fatto di onestà e oculatezza nel gestire i conti societari, ma manca, è un mio convincimento, della capacità di vedere in prospettiva le fortune che questa società può rappresentare per chi, con coraggio e lungimiranza si decide ad investire  non cifre spropositate ma adeguate. Naturalmente con queste mie parole, dette all’inizio del mercato di gennaio, mi espongo a clamorose smentite. L’arrivo di due o tre giocatori di personalità e qualità ragguardevoli  renderebbero ridicole le mie critiche ma purtroppo, dopo sei anni trascorsi ad aspettare cambiamenti di rotta che non sono mai arrivati e viste le avvisaglie che il mercato del Toro mostra, temo che la musica sia sempre la stessa. A Catania non bisogna perdere in ogni caso. Con Meggiorini, senza la sicurezza di un contratto per Bianchi, senza Ogbonna, e con tutti gli altri turbamenti che si annidano nello spogliatoio perdere sarebbe aprire un pericoloso periodo critico.

Fulvio

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